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  • Immagine del redattoreEcologia Sociale

Pignarûl Virtuâl, Anti-Pandemic


Un antico proverbio friulano narra: se il fum al va a soreli a mont, cjape il sac e va pal mont; se il fum invezit al va de bande di soreli jevât, cjape il sac e va al marcjât. Guarda questo video per sapere cosa, come, dove, quando e perché.



Il Film Omicron. Si tratta di un lavoro misconosciuto, ma molto originale, uscito nel gennaio del 1963, che fa vedere molto bene la condizione operaia e sociale, nel mezzo del “boom economico” e, contestualmente, la nascita del consumismo.

Il film affronta, in modo ironico e paradossale, concetti elementari che però a quasi 60 anni di distanza la maggior parte della gente sembra non avere ancora capito. Infatti, in una qualsiasi società occidentale il consumismo è considerato la normalità; certo forse ci voleva proprio un Alieno (Omicron), per spiegare come stanno realmente le cose. 
Il capitalismo/consumismo è proprio quella normalità alla quale tutt*, dall’inizio della pandemia Covid-19, hanno la bramosia di ritornare. Quella normalità che sempre di più si sta ritorcendo contro i consumatori/sudditi che oltre ad essere le “risorse umane” che fanno funzionare il sistema, poi maggiormente subiscono le conseguenze delle crisi economiche, sociali, ecologiche, climatiche e pandemiche, che sempre più si susseguono.


Omicron deve preparare l’invasione degli alieni sulla terra e scopre un modo molto facile per realizzarla.

Poiché gli umani sono divisi in due gruppi principali, quelli di "prima scelta" gli sfruttatori (una minoranza) e quelli di "seconda scelta", gli sfruttati (la stragrande maggioranza) ne consegue che basta impossessarsi dei corpi e delle menti degli sfruttatori e il gioco è fatto.


Il film di Gregoretti è un intelligente esempio di cinema militante mascherato sotto forma di parodia di film di fantascienza.
 Mette contemporaneamente in evidenza la condizione operaia, il super sfruttamento del capitalismo, e la nascita del consumismo, come strumento per l'accelerazione della circolazione delle merci e della crescita illimitata della produzione e del profitto. Il titolo del film crea una incredibile assonanza con la situazione attuale, di fronte alla crescita esponenziale dei contagi Sars-Cov-2, a causa della cosidetta variante Omicron e ci permette. da un lato di focalizzare la situazione pandemica/sindemica con tutte le conseguenze del caso e dall'altro di rilanciare una memoria storica sullo sviluppo del capitalismo e dei trucchi del consumismo che costringono sempre di più gli sfruttati-consumatori a un permanente ingabbiamento nella invisibile, ma feroce, prigione dell'economia capitalistica.

Anche la pandemia viene gestita nell'ottica del "modo capitalistico di produzione" nel quale si riduce al minimo la prevenzione e si opta per una sorta di "catena di montaggio" per le vaccinazioni nei paesi del capitalismo avanzato e, per contro, si lascia che la pandemia dilaghi nei paesi poveri.

Oggi stiamo assistendo al punto di non ritorno di questo stato di cose, con le crisi climatiche, con la disperazione dei poveri di ogni parte del Pianeta che determina flussi migratori incontrollabili, con le crisi pandemiche attuali e future, con l'accumulazione di sempre maggior ricchezza nelle mani di sempre meno persone; in sintesi: ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Ma la sensazione è che (lo rileva perfino Bill Gates) la gente, seppur in maniera contraddittoria, spesso illogica e con punte di negazionismo e complottismo, tolga il consenso al "Sistema" nel suo complesso. Usando il linguaggio del film Omicron, è tempo di rilanciare la coscienza di classe e di dire nuovamente:

"creature di seconda scelta di tutto il mondo unitevi/uniamoci"

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25 aprile 2022

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