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Un Virus è un Virus

Aggiornamento: 12 mar 2021


UN VIRUS E' UN VIRUS

NE' STATALISMO, NE' NEGAZIONISMO

Certamente di fronte alle conseguenze economiche determinate dalla pandemia Covid-19 è di fondamentale importanza sostenere le lotte e le rivendicazioni di reddito da parte degli strati sociali non garantiti.

In questo documento però vogliamo focalizzare l'attenzione sui problemi di tipo cognitivo e di interpretazione su quello che sta accadendo.


IL FATTO INASPETTATO. Ci siamo trovati di fronte al fatto che troppo spesso, anche all'interno di movimenti sociali di classe, ecologisti, antagonisti, troviamo posizioni negazioniste o riduzioniste sulla natura della pandemia in corso. Riteniamo che queste posizioni presentino diverse problematicità e, in ultima analisi, contribuiscano alla diffusione della pandemia stessa.


Il VIRUS Sars-CoV-2 ha una forte capacità di trasmissione, come dimostrano le curve dei contagi, della mortalità, dei ricoveri e delle terapie intensive. Al momento in cui scriviamo (14 nov 2020), l’Italia, che fino a settembre si trovava avvantaggiata, ora si trova nuovamente fra le situazioni peggiori a livello europeo. Evitiamo qui i commenti sulle zone rosse, arancione e gialle, sugli algoritmi che le definiscono (sic!) e sui nuovi provvedimenti varati da Governo e Regioni.


IL PRINCIPIO BASILARE, (ontologico), riguardante la realtà delle cose, è il seguente: un virus è un virus, cioè è il virus stesso, con le sue caratteristiche, che ci impone cosa dobbiamo fare. Si devono assumere decisioni con cognizione di causa, quindi dobbiamo innanzitutto sapere di cosa stiamo parlando. Le conseguenze oramai assodate della diffusione, in particolare di questo virus (le cui mutazioni indicano una maggiore contagiosità) sono simili alla legge dell’entropia, cioè la diffusione tende ad un massimo e quindi va frenata; non possiamo sottrarci dal gioco, non possiamo vincere, non possiamo pareggiare, dobbiamo comunque fare il possibile per limitare i danni.


NON E' UNA GUERRA; lo spillover di un virus (il salto di specie, il passaggio dall’animale all’uomo) è un fenomeno ricorrente per l'umanità, solo che le condizioni generali di degrado ecologico, di globalizzazione economica e di vita sociale fortemente massificata favoriscono enormemente la diffusione del contagio. Mentre assimiliamo le informazioni che ci vengono fornite sulla pandemia, dobbiamo superare la subalternità dai Poteri Costituiti ma al contempo assumere una posizione consapevole che per certi casi può essere anche più restrittiva, per altri casi molto più permissiva a seconda delle situazioni oggettive che si hanno di fronte. Per questo è necessario un dibattito franco, esplicito e serrato; non ci devono essere retro-posizioni non espresse. Ogni censura, minimizzazione o dichiarazione di non pertinenza, che limiti o inibisca una discussione ampia e articolata è un fatto molto negativo.


MASCHERINE. E’ ben noto (la Spagnola docet! -vedi foto-) che, per quanto riguarda la diffusione di un virus respiratorio, si tratta di un fenomeno di fluidodinamica, ancor prima che di biologia, virologia, immunologia eccetera, e che le modalità di protezione più efficaci per limitarne la diffusione sono l'uso delle mascherine e il mantenimento della distanza fra le persone. Troviamo sbagliato ritenere che l'adozione delle misure di sicurezza violi la libertà di espressione; riguarda invece la salute della collettività e non si tratta di una scelta qualificabile come individuale, perché il virus potrebbe essere diffuso proprio da chi la mascherina non la porta, andando a minare la salute del prossimo.



NEGAZIONISMO PANDEMICO E NEGAZIONISMO CLIMATICO. Invalidare, rimuovere o anche solo sottovalutare questi fatti, è una dimostrazione di superficialità che nulla c'entra con la libera espressione: sarebbe come legittimare che si può tranquillamente sostenere che i mutamenti climatici non esistono o che non dipendono dall'azione antropica di questa società umana. Lasciare un’ambigua e deleteria "libertà di scelta" su questi punti, irrinunciabili e discriminanti, significa collocarsi oggettivamente a supporto delle posizioni negazioniste e no-mask, così come gli scettici e gli attendisti del clima, in nome di un libero pensiero e di una pluralità di posizioni e di idee, di fatto supportano il negazionismo climatico, il capitalismo e la distruzione della biosfera. Se siamo d'accordo con le basi scientifiche (maggioritarie) che denunciano un cambiamento climatico di derivazione antropica non possiamo poi mettere in dubbio la posizione della Scienza che, almeno su questi aspetti, è maggioritaria. Il virus esiste e le azioni per contenerlo sono note: uso della mascherina, il distanziamento fisico, l'igienizzazione delle mani e degli ambienti.



CRITICA DELLA SCIENZA. Dopodiché sappiamo che la comunità scientifica si trova in una situazione di caos su molte altre questioni riguardanti la pandemia ma ciò dovrebbe essere uno stimolo ad approfondire le nostre conoscenze e ad assumere un ruolo di appropriazione e critica della scienza, entrando in gioco, a tutti gli effetti, come protagonisti del metodo e del ragionamento scientifico. Ricordiamo peraltro che proprio l'epidemiologia è una scienza di tipo interdisciplinare con significative connotazioni politiche e ideologiche e va sviluppata nell'interesse di chi subisce il dominio di classe, capitalistico, autoritario e gerarchico.

- E' giusto respingere lo Stato di bio-polizia ma per poterlo fare legittimamente bisogna avere le carte in regola, cioè poter dimostrare che non si fanno correre rischi sanitari al prossimo;

- è giusto attaccare le multinazionali che fanno lauti profitti con le cure e i vaccini;

è giusto denunciare l'impossibilità da parte delle popolazioni di dire la propria sulla gestione dell’emergenza;

è giusto mettere sotto accusa la privatizzazione della sanità e l'incapacità da parte dei governi di affrontare la pandemia;

MA TUTTO QUESTO NON IMPLICA NEGARE LA NECESSITA' DELLE MISURE CONTENITIVE CONTRO LA DIFFUSIONE DEL VIRUS


SECONDA ONDATA. Avevamo già denunciato in luglio che il virus non era affatto sconfitto (respingendo le posizione dei vari Zangrillo&Bassetti MEDICI DELLA BORGHESIA) e sostenuto che sicuramente ci sarebbe stata una seconda ondata che peraltro è arrivata, addirittura con un certo anticipo e con molta “virulenza”.


NE' STATALISMO, NE' NEGAZIONISMO. Pensando anche alle pandemie del futuro, è necessario sviluppare una cultura epidemiologica e biologica indipendente, che sappia decodificare e rimaneggiare i dati che ci vengono forniti dalla Scienza ufficiale, assumerli, criticarli e/o respingerli ma con cognizione di causa, con metodo scientifico e partendo da POSIZIONI POLITICHE CHIARE ED ESPLICITE. Il tentativo da parte dell'uomo di sottomettere la natura ha raggiunto proporzioni drammatiche sotto il capitalismo e le epidemie virali sono, al pari del cambiamento climatico, un altro problema ecologico. Esistono modi per prevenire la diffusione di questi agenti patogeni:  ma senza affrontare le cause - il capitalismo e l'idea di dominare la natura - questo tipo di problemi non farà che peggiorare.



Digital Social Ecology Group

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