L'utopia di una società sostenibile vista da un fisico (L. Sertorio “100 watt per il prossimo miliardo di anni”) L’input e l’output«L’ipotetica società formata da N esseri umani forniti di 100 watt di potenza media additiva per persona vive in un certo luogo del pianeta Terra con le condizioni biologiche e climatologiche che a tale luogo competono.
Sceglie di posizionarsi in zone opportune dal punto di vista dei flussi naturali.
Gestisce una opportuna area geografica circostante.
Interagisce con altre società vicine e lontane.
I membri di tale società sanno che hanno bisogno di fotoni solari, che quindi sono sottratti dai cicli naturali inorganici e dalla catena trofica della biosfera, hanno bisogno di acqua sottratta dai cicli naturali, hanno bisogno di energia cinetica dei venti, da sottrarre dai cicli atmosferici che distribuiscono le nuvole, e la pioggia e l’evaporazione su tutta la Terra. Questi uomini sono figli della scienza e sanno che ogni modifica artificialmente apportata ai cicli biologici e ai cicli inorganici si ripercuote su tutta la dinamica terrestre. Essi sanno che toccare un ciclo naturale è come attaccare un chewingum alla cassa di uno Stradivari: cambia il suono, ma la relazione esatta fra la massa del chewingum, la posizione in cui lo si appiccica e lo spettro di frequenze del suono risultante non la si conoscerà mai. Dunque essi sanno che se bruciamo una foresta qui, tutte le altre società intelligenti se ne accorgeranno osservando gli effetti che arriveranno là; se fanno una diga, una centrale eolica, una centrale fototermica ecc., tutte le altre società intelligenti se ne accorgeranno ovunque siano.
Dovranno allora mettersi d’accordo. Le strutture politiche nazionali ed internazionali non saranno certo simili a quelle presenti. Questi uomini figli della scienza si sono posti il compito di operare in modo tale che esseri umani memori del loro insegnamento possano esistere fra un miliardo di anni. Essi dunque sanno che i manufatti appartenenti alla chimica inorganica che producono devono potersi trasformare spontaneamente in fotoni terrestri in un consono periodo di tempo. Capiranno che possono perseguire due strade: 1) Non produrre più scorie. 2) Nascondere le scorie sotto la crosta terrestre ed eiettarle nello spazio extraterrestre. Ne segue che il vero problema posto alla scienza futura è l’output; creare qualsiasi manufatto purchè si trasformi in fotoni» L. Sertorio “100 watt per il prossimo miliardo di anni” pag 99,100,101
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